Inaugurazione A.A. 2024-25 – Scienze Religiose e Formazione

Inaugurazione A.A. 2024-25

Di


Feb 3, 2025 , ,

Riportiamo alcune parole della riflessione che il Magnifico Rettore S.E. Mons. Alfonso Amarante ha pronunciato all’evento dell’Inaugurazione.


PELLEGRINI DI SPERANZA

La parola speranza è già di per sé colma di profondità semantiche. Una delle tradizioni più autorevoli la rimanda ad una radice del sanscrito che significa essere rivolti verso qualcosa che va oltre noi stessi.

Parlare di speranza, allora, significa richiamare una dimensione dell’essere umano che fa parte della sua struttura costitutiva, del suo profilo ontologico. Spesso in questo nostro tempo di disperazione morbida, assuefatta alla mancanza di fondamenti ultimi e di senso direzionale, il termine speranza rischia di divenire un richiamo scontato ma privo di fondamento, che trova la sua legittimazione in una sorta di confusione con l’ottimismo, con il “va tutto bene”, che ha certamente una portata ben diversa dalla profondità ontologica e teologica della speranza.

La speranza autentica infatti si discosta dall’ottimismo per una ragione fondativa: l’ottimismo – per quanto legittimo e auspicabile – assume una connotazione prevalentemente contingente, legata ad un livello maggiormente psicologico. Nell’ottimismo si esplicita l’augurio, l’auspicio del raggiungimento di un bene maggiore, ma non la certezza assoluta e senza ombre di poterlo conseguire. Infatti non sempre gli auspici del quotidiano per quanto legittimi, si tramutano davvero in traguardi raggiunti.

La speranza invece ha a che fare secondo la prospettiva tipica della fenomenologia antropologica, con la destinazione stessa del viaggio dell’essere umano, che nasce per avere un compimento e un approdo del suo andare. Se mancasse il senso direzionale e il presagio dell’approdo, il viaggio dell’esistenza di ciascuno resterebbe mutilato e incomprensibile.

In questa prospettiva è dunque possibile collocare il pellegrinaggio della speranza. La speranza infatti non è una parcellizzazione delle attese del quotidiano, ma assume a tutti gli effetti la potenza e l’efficacia di un mettersi in cammino verso una destinazione che ci trascende, significato che è appunto intrinsecamente presente nella radice della parola. Il pellegrinaggio non è infatti un cammino senza meta, tra deragliamenti di erranza e privo di destinazione. Ma assume a tutti gli effetti la portata del viaggio destinato all’approdo, al ristoro finale, alla bellezza da contemplare nella quiete e nella pienezza.